Come un uragano di fine estate nell’ultimo week-end di agosto è scoppiato il Carnevale di Notting Hill. Come sempre, puntuale. Così, questo quartiere di Londra si è trovato in ebollizione tra musica e cibi esotici dei Caraibi: straordinario ritrovarsi immersi in questi due giorni tra un milione di persone per strade e square del quartiere reso famoso dai Rolling Stones e dai Pink Floyd.
Il festival lanciato negli anni ‘60 dagli immigrati neri dei Caraibi (in particolare Giamaica e Trinidad) divenne presto un vero carnevale. Così, piatti e drink esotici in centinaia di chioschi costeggiano le vie, ogni strada con il suo sound system diffonde musica ad altissimo volume. Notting Hill non si fa solo evento a cui assistere, ma una festa grandiosa per tutti. Colpisce evidentemente la sfilata dei carri che avanzano a suon di musica e uno stuolo di danzatori e danzatrici di ogni tipo, dai costumi vivaci, originali, coloratissimi. Sono bambini il primo giorno, adulti il secondo. Li vedi passare a volte con il corpo dipinto di cioccolato fondente. Portato anche in secchi, come fosse il fango dei Caraibi, chissà... neanche gli spettatori a volte ne sono immuni dal lancio!
Avanzando, però, dovrete scansare in mezzo alla marea umana decine di poliziotti sparsi, piantati come statue, con gli occhi fissi in ogni direzione sulla folla per prevenire atti di violenza. Una macchina di sicurezza impressionante che vi dice il carattere del poliziotto di qui: lo sguardo acuto e attento ad ogni dettaglio. Per prevenire ciò che l’aria di festa, di libertà e l’alcool possono far esplodere.
Infine, con i suoi ristoranti, i locali stravaganti, i negozi originali, le bancarelle di antiquari Notting Hill riprende a respirare le atmosfere tipiche di un quartiere, dove artisti e gente comune, inglesi e non, in un insieme di culture e ambienti diversi convivono. E questo ricorda come il primato per secoli sui mari e le lontanissime colonie trasformarono questa terra in uno dei più grandi Paesi di emigrazione. In un luogo multiculturale per eccellenza.
Viene, allora, da sorridere al pensare alla dura reazione in un nostro paese veneto, quando il bar principale fu preso in gestione da una coppia di giovani cinesi. Ma vedendoli, poi, servire così gentili e disponibili l’umore presto cambiò e divenne stupore. Il multiculturale, in fondo, è il nostro comune destino - pure in Italia - ma conoscere la cultura dell’altro ne è il cammino più faticoso e più vero.
Anche un Carnevale etnico serve a ricordarcelo. Seppure scherzando.
Il festival lanciato negli anni ‘60 dagli immigrati neri dei Caraibi (in particolare Giamaica e Trinidad) divenne presto un vero carnevale. Così, piatti e drink esotici in centinaia di chioschi costeggiano le vie, ogni strada con il suo sound system diffonde musica ad altissimo volume. Notting Hill non si fa solo evento a cui assistere, ma una festa grandiosa per tutti. Colpisce evidentemente la sfilata dei carri che avanzano a suon di musica e uno stuolo di danzatori e danzatrici di ogni tipo, dai costumi vivaci, originali, coloratissimi. Sono bambini il primo giorno, adulti il secondo. Li vedi passare a volte con il corpo dipinto di cioccolato fondente. Portato anche in secchi, come fosse il fango dei Caraibi, chissà... neanche gli spettatori a volte ne sono immuni dal lancio!
Avanzando, però, dovrete scansare in mezzo alla marea umana decine di poliziotti sparsi, piantati come statue, con gli occhi fissi in ogni direzione sulla folla per prevenire atti di violenza. Una macchina di sicurezza impressionante che vi dice il carattere del poliziotto di qui: lo sguardo acuto e attento ad ogni dettaglio. Per prevenire ciò che l’aria di festa, di libertà e l’alcool possono far esplodere.
Infine, con i suoi ristoranti, i locali stravaganti, i negozi originali, le bancarelle di antiquari Notting Hill riprende a respirare le atmosfere tipiche di un quartiere, dove artisti e gente comune, inglesi e non, in un insieme di culture e ambienti diversi convivono. E questo ricorda come il primato per secoli sui mari e le lontanissime colonie trasformarono questa terra in uno dei più grandi Paesi di emigrazione. In un luogo multiculturale per eccellenza.
Viene, allora, da sorridere al pensare alla dura reazione in un nostro paese veneto, quando il bar principale fu preso in gestione da una coppia di giovani cinesi. Ma vedendoli, poi, servire così gentili e disponibili l’umore presto cambiò e divenne stupore. Il multiculturale, in fondo, è il nostro comune destino - pure in Italia - ma conoscere la cultura dell’altro ne è il cammino più faticoso e più vero.
Anche un Carnevale etnico serve a ricordarcelo. Seppure scherzando.
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